Sunday, July 06, 2008

Il sogno

Ero su una spiaggia, con matte e fede, era il tramonto. Il sole scendeva lentamente, arancione, sempre piu' intenso, sempre piu' meraviglioso. Lento e inevitabile, lento e sempre piu' intenso. Fino a quell'ultimo spicchio, anche se uno spicchio non e', ma un settore. MA come si puo' dire "fino a quell'ultimo settore di sole"?

Volendo essere precisi, fino a quell'ultimo settore arancio, piccolissimo, infinitesimo, sufficiente per incendiare il cielo, per scacciare le stelle. Ed ecco che, non appena superata la linea dell'orizzonte, in quello stesso istante, il buio totale. D'improvviso, inaspettato, il buio.

Su quella spiaggia, in quel momento, ho avuto paura. Ho capito cosa volesse dire sentirsi sola, ho capito che non avevo mai visto il buio. Com'era possibile? Com'e' possibile vedere per la prima volta, dopo trent'anni di vita, una cosa che succede tutte le sere? Su quella spiaggia, in quel momento, l'ho capito. La confusione di luci ed insegne della vita moderna ci confonde, forse e' fatta apposta, forse proprio per questo ci piace tanto. La grande citta', la grande illusione, affatica i nostri occhi stanchi con luci artificiali, fuochi fatui, solo per proteggerci dal buio, come la musica assordante delle discoteche ci protegge dal silenzio.

E se corriamo, e' solo perche' non sappiamo dove stiamo andando.

Sdraiata sulla sabbia umida, sola veramente, nel buio piu' totale ho aspettato. Ho atteso per un infinito secondo di silenzio e di panico. Giusto il tempo di reazione degli occhi.

E poi, sono comparse le stelle.

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